Alberto Marradi consiglia ai suoi allievi 25 libri da leggere per ampliare i propri orizzonti culturali.
Nel 1990 i rappresentanti degli studenti nel consiglio dell’indirizzo politico-sociale (di cui allora ero presidente) mi invitarono a segnalare alcuni testi che reputavo indicati per un ampliamento degli orizzonti culturali di uno studente di questo corso di laurea, e di scienze umane in generale.
Redassi una lista di quindici testi, alla quale in seguito ho aggiunto altri dieci. Alcuni di questi testi non sono specifici delle scienze umane, ma fanno comunque parte del bagaglio indispensabile di una persona colta.
Non so se ora redigerei esattamente la stessa lista; in ogni caso le differenze non sarebbero molte.
Questi testi sono presentati qui di seguito secondo l’ordine alfabetico del cognome degli autori. Tutte le volte che ne sono a conoscenza indico la traduzione italiana.
Alberto Marradi
Gregory BATESON: Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphi, 1976.
Raccolta di saggi scritti dal 1935 al 1972, visitando temi disparati dalla biologia alla psicologia alla cibernetica; non molto organici, di interesse e valore diseguale. Il tratto che ne raccomanda la lettura è l’ineguagliabile audacia nello stabilire nessi fra aspetti diversi dello scibile, aprendo scorci spesso affascinanti. Particolarmente suggestiva la spiegazione della schizofrenia.
Peter BERGER e Thomas LUCKMANN: La realtà come costruzione sociale. Bologna: Il Mulino, 1969.
Mostrano come la realtà sociale possa allo stesso tempo essere un prodotto della attività umana e comparire a ciascun uomo come oggettiva e naturale. Densa sintesi dei contributi di Schütz e di Mead, della dialettica hegelo-marxiana e dell’antropologia culturale. Particolare attenzione alla genesi dei vari termini delle scienze sociali.
Franz BOAS: Race, Language, and Culture. New York: Macmillan, 1940.
Questa raccolta di saggi del grande antropologo, scritti nell’arco di mezzo secolo (1887-1936), è assai migliore di altre sue opere che sono state tradotte in italiano. Le sue ricerche sono un modello insuperato di atteggiamento scientifico (capacità di tendere umilmente l’orecchio a tutto quanto la realtà ha da dire, senza proiettarvi le proprie aspettative teoriche o di valore). Meravigliosamente situato all’incrocio fra antropologia culturale e linguistica.
Enzo CAMPELLI: Da un luogo comune. Elementi di metodologia nelle scienze sociali. Roma: Carocci, 1999.
Ricostruisce con estrema finezza le vicende dell’epistemologia (in senso lato) negli ultimi due secoli. Particolarmente indovinate le considerazioni sulle convergenze fra idealismo e positivismo.
Fritjof CAPRA: Il tao della fisica. Milano: Adelphi, 1989.
Ricostruendo la storia della fisica mostra come il meccanicismo cartesiano-newtoniano e le semplificazioni galileiane siano ormai totalmente estranee alle attuali direttrici di ricerca. (A suo dire) i fisici hanno capito che si può penetrare la complessità dei fenomeni naturali solo adottando la visione non-razionalista e globalizzante tipica del pensiero mistico orientale.
Marcello CINI: Trentatré variazioni su un tema. Soggetti dentro e fuori la scienza. Roma: Editori Riuniti, 1990.
In dialoghi e riflessioni di grande densità e deliziosa semplicità, questo fisico mostra come il modello galileiano di scienza sia solo una possibilità, che comporta vantaggi e rinunce (intese soprattutto come restrizioni nell’ambito e negli scopi). Fino a pochi decenni fa, le scienze fisiche hanno progredito sfruttando i vantaggi, e quindi hanno scambiato quel modello per l’unico possibile. Adesso nei settori di punta si cominciano a tematizzare le conseguenze delle rinunce, quindi a mettere in discussione l’unicità del modello.
Morris Raphael COHEN e Ernst NAGEL: An Introduction to Logic and Scientific Method. New York: Harcourt, 1934.
Insieme con di Mill, un capolavoro dell’approccio empirista. Per tutti, una vera Bibbia.
Franco CRESPI: Le vie della sociologia. Bologna: Il Mulino, 1985.
La prima parte chiarisce al meglio le ragioni della specificità delle scienze umane e della loro differenza dalle scienze fisiche. Tutto il libro illumina con grande penetrazione alcune tensioni dialettiche di grande generalità, come quella fra il bisogno di identità autonoma e il bisogno di riconoscimento in quanto membro di un gruppo.
Richard DAWKINS: Il gene egoista. Bologna: Zanichelli, 1982.
Altra rilettura delle tesi darwiniane [dopo quella di Monod, vedi oltre]: il principio di selezione è applicato a partire dalla formazione di molecole di aminoacidi o proteine capaci di replicarsi ed evolversi per via errori di replica accidentalmente vantaggiosi. Si formano così particolari molecole, i geni, capaci di dotarsi di involucri protettivi che sono i corpi delle piante e degli animali. Il gene si mantiene potenzialmente immortale trasferendosi per via riproduttiva da un corpo all’altro.
Ludwik FLECK: Genesi e sviluppo di un fatto scientifico. Bologna: Il Mulino, 1983.
Ebreo polacco, che in epoca di neopositivismo rampante (il libro è del 1935) getta un occhio disincantato sull’attività di ricerca in biologia, demistificando fra l’altro la perfetta razionalità dell’approccio sperimentale, che mostra essere una ricostruzione ex post. Precorre Kuhn [vedi oltre], con altrettanta penetrazione ma con portata più limitata. Essenziali i suoi concetti ‘stile di pensiero’, ‘collettivo di pensiero’.
Clifford GEERTZ: Interpretazione di culture. Bologna: Il Mulino, 1987.
Questa raccolta di saggi, scritti fra il 1957 e il 1972, mostra tutta la sofisticazione e il rigore intellettuali dell’antropologia culturale di orientamento comprendente-fenomenologico. Una pietra tombale su ogni forma di etnocentrismo, da quello ingenuo dei positivisti a quello non esorcizzato dei funzionalisti.
Friedrich A. von HAYEK (1952): L’abuso della ragione. Firenze: Vallecchi, 1967.
Critica pervasiva di tutti gli aspetti di υβρις, e anche ridicoli, del positivismo 800esco, della scienza economica marginalista, e di tutti i paradigmi razionalisti.
Arthur KOESTLER: I sonnambuli. Storia delle concezioni dell’Universo. Milano: Jaca Book, 1982.
Un’affascinante storia dell’astronomia da Copernico a Newton, con penetranti ritratti dei protagonisti.
Arthur KOESTLER: Il fantasma dentro la macchina. Torino: Società Editrice Internazionale, 1970.
Ridicolizza efficacemente le assurdità cui il feticcio delle scienze fisiche ha condotto i comportamentisti, e in particolare le loro pretese di trasferire di peso agli esseri umani i risultati dei loro pseudo-esperimenti su topi e piccioni. Sostiene che il comportamentismo, ufficialmente tramontato, ha invece lasciato pesanti scorie nella mentalità e nel linguaggio degli psicologi. Pienamente consapevole delle differenze fra pensiero e linguaggio, è uno dei pochissimi pensatori che dedica la dovuta attenzione al ruolo della conoscenza tacita nella vita quotidiana e nella scienza.
Thomas KUHN: La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Torino: Einaudi, 1969.
Mette in crisi la visione cumulativa dell’attività scientifica, fino ad allora dominante, e indirettamente molti altri dogmi neopositivisti. I suoi concetti (paradigma, scienza normale, puzzle, rivoluzione scientifica) sono diventati riferimento di ogni analisi successiva.
John Stuart MILL: A System of Logic, Ratiocinative and Inductive, Being a Connected View of the Principles of Evidence and the Methods of Scientific Investigation. London: Parker, 1843.
La prima bibbia dell’approccio empirista alle scienze sociali.
Jacques MONOD: Il caso e la necessità. Milano: Mondadori, 1970.
Affascinante rilettura del modello darwiniano di evoluzione alla luce delle attuali conoscenze sul patrimonio genetico: se un mutamento accidentale nel codice genetico produce conseguenze che migliorano l’adattamento all’ambiente e quindi la possibilità di sopravvivere e riprodursi, il meccanismo inesorabile della selezione produrrà l’evoluzione di intere popolazioni vegetali o animali da una forma all’altra.
Gerard RADNITZKY: Contemporary Schools of Metascience. Goeteborg: Akademiforlaget, 1968.
Insieme con il libro di Koestler, la migliore critica del neopositivismo, e in particolare del Circolo di Vienna.
Lucio RUSSO: La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna. Milano: Feltrinelli, 1999.
Finalmente una rivendicazione dell’importanza dell’ellenismo, epoca di grande libertà intellettuale, ke precorre di in millennio abbondante la rivoluzione scientifica moderna: Aristarco e Ipparco è Copernico; Sesto Empirico è Hume e Popper, Erone = Leonardo da Vinci, Erafilo è Harvey, Eratostene, e così via.
Edward SAPIR: Il linguaggio. Introduzione alla linguistica. Torino: Einaudi, 1971.
Sapir è allievo di Boas, e come lui estremamente attento all’infinita varietà dei fenomeni. Linguista, ma con una prospettiva diacronico-antropologica piuttosto che strutturalista. Il libro, scritto nel 1921, è pieno di prospettive affascinanti sulla più grande creazione umana: la lingua.
Ferdinand de SAUSSURE: Corso di linguistica generale. Bari: Laterza, 1974.
Alle radici della linguistica moderna e dello strutturalismo. Particolarmente felice la ricostruzione del mutamento linguistico e degli ostacoli che incontra.
Alfred SCHÜTZ: Saggi sociologici. Torino: UTET, 1979.
Raccolta di saggi scritti fra il 1943 e il 1955. È il testo classico dell’approccio fenomenologico, a un livello intermedio fra le astrazioni filosofiche di Husserl e la pratica della ricerca sociologica. Introduce concetti fondamentali come “mondo della vita”, “province di significato”.
Giuliano TORALDO DI FRANCIA: Le cose e i loro nomi. Bari: Laterza, 1988.
Anche alla luce della rivoluzione quantistica, questo fisico svolge riflessioni di grande finezza sul problema gnoseologico del rapporto fra mondo esterno e strumenti cognitivi dell’uomo.
Stephen E. TOULMIN: Human Understanding. Princeton University: Press, 1971.
Ponderosa opera fondamentale sullo sviluppo delle forme di conoscenza, scientifica e non. Malauguratamente non ancora tradotta in italiano, malgrado le mie insistenze con varie case editrici.
Max WEBER: Il metodo delle scienze storico-sociali. Torino: Einaudi, 1969.
Questi quattro saggi, scritti fra il 1904 e il 1917, sono alla radice di tutti gli attuali orientamenti post- e anti-positivisti nelle scienze umane. Comprendere i suoi concetti fondamentali (relazione ai valori, imputazione alle cause) significa comprendere l’insostenibilità di qualsiasi gnoseologia realista ed epistemologia oggettivista.